Oggi vedremo insieme in cosa consiste l‘identità di genere. La settimana scorsa abbiamo introdotto un argomento di sessuologia molto importante, l’identità sessuale. Abbiamo visto che è l’espressione di quattro componenti che si completano tra loro. :
– il sesso biologico
– l’identità di genere
– l’espressione di genere
– l’orientamento sessuale
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L’identità di genere corrisponde a come ognuno di noi si sente: se ci sentiamo uomini oppure donne… oppure se abbiamo altre percezioni di noi stessi.

In ambito di identità di genere non è corretto dividere in due categorie, fiocco rosa o fiocco azzurro, perchè possono esserci delle molteplici “sfumature” .
E’ verso i tre anni di età che i bambini imparano a riconoscere le caratteristiche che definiscono il loro essere maschio o femmina. Ne prendono atto e verso i 7 anni assumono la consapevolezza che essere un maschio o una femmina non dipende dal modo in cui uno si comporta, come si veste o porta i capelli.
Ci sono bambini, invece, che potrebbero iniziare a comportarsi in maniera differente e non come ci si aspetterebbe, essendo un maschio o una femmina. Ciò mette i genitori in allarme, con tentativi di scoraggiare o sopprimere le espressioni ambigue, ritenute non conformi. Un bambino che a 7 anni gioca con la cucina o le bambole viene incoraggiato, magari, a giocare a calcio; una bambina che predilige giocare a pallone o rotolarsi a fare la lotta viene invitata a pettinare le bambole.
Le preferenze che vengono definite “non conformi” alla propria identità di genere, in realtà, sono assolutamente naturali nell’infanzia.
Nella maggior parte dei casi non sono indicativi di quello che sarà lo sviluppo sessuale del bambino in futuro. Quindi devono essere accolti con serenità e non puniti, nè limitati o cambiati. Nel momento in cui raggiungiamo l’età adulta valuteremo se siamo individui con una concordanza tra il nostro sesso anatomico e il come ci sentiamo. Se noi “ci sentiamo” nel nostro corpo a quel punto saremo dei “cisgender”, che significa essere da un unico lato, sentirsi donne avendo un sesso femminile o uomini, avendo un sesso maschile. Quando le aspettative sociali sono diverse rispetto al nostro ruolo, quindi donne che si sentono uomini e viceversa, entreremo nel quadro del transgender, ovvero coloro che “valicano” il genere.
Se guardiamo l’identità di genere e le sue sfumature, troviamo i “gender queen” e i “gender king”: sono coloro che non rientrano in nessuna delle categorie (donne che si sentono donne e uomini che si sentono uomini), ma si sentono “nel mezzo”.
Esistono poi coloro che si definiscono “gender fluid”: individui che in maniera del tutto fluida e dinamica passano dall’essere uomini che si sentono uomini a quelli che si sentono donne e viceversa.
Ad una estremità di questa corsa, ci sono poi coloro che si sentono “Agender”, ovvero che si sentono senza genere e non si identificano nè nell’uomo, nè nella donna. Infine troviamo i “Pangender”, che si identificano in qualsiasi genere a seconda del momento.
Sono tutte situazioni assolutamente normali!!! seppure non conformi a quello che generalmente la società si aspetterebbe.

L’aspetto patologico di queste distinzioni di identità di genere si manifesta solo se l’individuo soffre profondamente a livello psicologico e in maniera continuativa per più di sei mesi.
Solo e soltanto in quel momento rientrerà nel quadro della patologia, ovvero nella disforia di genere.
E’ tutto chiaro? Sono argomenti molto interessanti e, come vi dicevo la settimana scorsa, anche molto attuali.
E sono anche molto complessi e delicati!
Se avete dubbi o domande potete tranquillamente scrivermi!!! QUI il collegamento ai miei contatti!
Buona giornata
Ilaria
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