
Il pessario, laddove non si voglia o non si possa intervenire, potrebbe risolvere e migliorare tante di queste situazioni!
Mi capita spesso di proporre alle mie pazienti l’uso del pessario, indifferentemente dall’età e per svariate ragioni clinico-terapeutiche. Altrettanto spesso mi accorgo del loro sguardo perduto perché non hanno idea di cosa sia! Cerchiamo di capirlo qui oggi, insieme!
Bisogna prima fare una premessa: con il prolungamento della vita media ( un secolo fa le donne avevano un’aspettativa i vita di 60 anni.. oggi di 85 anni e più!) le comuni disfunzioni del pavimento pelvico, come i prolassi vescicali, uterini o rettali, sono sempre più frequenti. Molto spesso le donne non desiderano sottoporsi alla chirurgia correttiva: questo nonostante questa strada sia diventata negli anni sempre più risolutiva e poco invasiva. Preferiscono mantenere la fuoriuscita degli organi genitali interni da quelli esterni: percepire di avere come delle “palline” che fuoriescono dalla vagina e con le quali convivere.
Nelle giovani donne anche un minimo prolasso vescicale può portare a limitazioni nella vita quotidiana. Rischiano di perdere le urine solamente saltellando, correndo o ridendo. Succede soprattutto dopo un parto vaginale con un bimbo grosso o dopo una gravidanza con un notevole aumento di peso della mamma. Maggior incidenza se dopo non si è fatta una riabilitazione del pavimento pelvico.
Il pessario, laddove non si voglia o non si possa intervenire, potrebbe risolvere e migliorare tante di queste situazioni!
Ma cosa sono i pessari? Essi sono dei dispositivi sanitari, solitamente fatti in gomma o silicone. Vengono introdotti dal ginecologo o dalla donna stessa all’interno della vagina, per effettuare un sostegno dove non sia più presente. Permettono di riposizionare gli organi “ cascanti fuori” in maniera meccanica. Non sono presidi che risolvono il prolasso, non guariscono, ma permettono comunque di riposizionarli temporaneamente.
Sono importanti nel caso in cui vi sia una discesa a livello vaginale del retto, della vescica o dell’utero!
Possono essere di diverse forme: i più comuni sono anelli, dal diametro variabile, che vengono inseriti in profondità nella vagina tra il fornice vaginale posteriore e l’osso pubico dal ginecologo. Vengono poi cambiati all’incirca ogni sei mesi, perché se rimanessero troppo a lungo a livello della vagina si potrebbero creare delle abrasioni con rispettivi sanguinamenti.
A livello igienico, una donna che porta un pessario dovrebbe eseguire settimanalmente una lavanda vaginale e, soprattutto, il cambio periodico del dispositivo stesso.
La periodicità di cambio del presidio varia da paziente a paziente. Solitamente il tempo massimo è di sei mesi, periodo al termine del quale, la donna si recherà dal suo ginecologo per rimuovere il pessario vecchio e inserire il nuovo.
La nuova generazione è quella dei pessari cubici, fino a poco tempo fa acquistabili solo da siti francesi e da qualche mese disponibili anche in Italia.
Sono cubi con facce concave all’interno dei quali, una volta introdotti in vagina, si poggiano gli organi. Sono dotati di un laccetto che permette alla donna di gestire il pessario spontaneamente. Mentre il pessario ad anello condiziona e limita la vita sessuale della donna, quello cubico no! Può essere messo e tolto dalla paziente stessa senza l’ausilio del ginecologo, secondo le proprie necessità. Ciò permette una normale vita quotidiana: può essere rimosso al momento dell’attività sessuale, come fosse un assorbente interno. L’operazione avviene tirando il cordino ed eseguendo una manovra semplice!
La scelta delle dimensioni del pessario dipende da donna a donna a seconda della “dimensione” della vagina e, sostanzialmente, è una scelta del ginecologo in base al suo occhio clinico.
La cosa importante è sapere che i pessari non permettono di guarire dalla situazione di prolasso. Però permettono di evitare peggioramenti del quadro clinico. In alcuni casi possono sostituire gli interventi, altre volte, in attesa dell’operazione, possono aiutare per aumentare la circolazione nei tessuti vaginale, favorendo lo svuotamento del retto o della vescica.
La prima volta che inserisco il pessario ad anello ad una paziente, questa è sempre terrorizzata dal dolore che potrebbe provare…Ma finita la procedura, di pochi secondi, la faccia stupita e la domanda “Già messo?!?” sono la routine, così come il miglioramento della loro qualità di vita e dei problemi importanti.
Dubbi? Domande? Scrivetemi!
Buona giornata!
Ilaria
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